I nuovi modelli di business della ristorazione nel post Covid

IN SINTESI:

La necessità di nuovi modelli di lavoro, in cucina, in sala e a domicilio, si declina in scelte diverse e decisive per la ristorazione, un settore in continua evoluzione.

Parlare della ristorazione italiana significa parlare dei risultati e delle prospettive del terzo mercato europeo per valore, dopo Gran Bretagna e Spagna.

L’emergenza sanitaria ha determinato l’inversione di rotta dei consumi fuori casa, il cui costante aumento aveva caratterizzato gli ultimi anni del settore.

Nel 2020, la spesa nei bar e ristoranti italiani è scesa a circa 50 miliardi di euro e, nel 2021, è risalita a 63 miliardi.

Ma valeva 83 miliardi, nel 2019. Allo stesso tempo, i servizi di food delivery, con 1,5 miliardi di valore, si sono consolidati fino a rappresentare il 40% dell’intera spesa alimentare online.

Per i ristoranti, occorre adeguarsi efficacemente ai nuovi comportamenti di consumo.

Alimentata dalle restrizioni, dalla diffusione delle gost kitchen, dalla varietà dell’offerta che aumenta, inevitabilmente, la forza della domanda, è nata una nuova socialità che guida i consumi.  

E a quella occorre rapportarsi.

Se, all’interno del locale, dal cliente sale sempre più forte la domanda di servizi digitali al tavolo e alla cassa, dal menu all’ordine e al pagamento, la capacità di recapitare il cibo a domicilio è un passo (obbligato) in più della personalizzazione del servizio e della fidelizzazione.

Per i ristoratori, la necessità di nuovi modelli di lavoro, in cucina, in sala e a domicilio, si declina in scelte diverse e decisive.

Autonomia o esternalizzazione a grandi piattaforme di food delivery, con ciò che comporta per la relazione con il cliente, la redditività, le modalità di trasporto, in primo luogo.

E, poi, come ridefinire la filiera tra cucina e distribuzione?

E come combinare servizio e sostenibilità?

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